“Ogni scarrafone è bello a mamma soja”

Stanotte avrò dormito sì e no quattro ore: un po’ l’altalena di fiato e temperatura e sudorini, un po’ il mio cervello inquieto, un po’ quattro figli adolescenti che sono chiusi in casa con me da un mese e nel fine settimana recuperano la loro disordinata finta libertà perché durante la settimana tra DAD, compiti, scadenze è una corsa continua, una giornata infinita  e rarefatta che comincia per loro alle otto e non finisce praticamente mai. Sono puledri scalpitanti, supersportivi tre su quattro, costretti a fare i conti con il Covid: una fatica pazzesca.

Volevo scrivere la ricetta veloce e buonissima del pollo arrosto alla mia maniera perché è domenica mattina e, con la forza della colazione, sono riuscita a metterlo in forno. Ma in tutto questo mese delirante il mio pensiero dominante erano i miei figli: per loro non potevo andare in ospedale e per loro dovevo respirare perché la più grande ha 20 anni, la seconda 18 ed i più piccoli, i gemelli ne hanno 16.

Certo magari senza di me se la caveranno benissimo e sono io a non essere pronta, non lo so, ma non mi sembra e stavano ammalandosi anche loro. La più grande, in realtà, ha avuto i primi sintomi con me, ma dopo due giorni di cure tempestive, la febbre è scesa tanto da permetterle di sostenere due esami ed un esonero che aveva preparato nei mesi precedenti: “Ogni scarrafone è bello a mamma soja”, come canta Pino Daniele, ma i miei sono bellissimi e mi fanno disperare il giusto. Perfetti.

Sono divisa: da un lato penso che i bambini ed i ragazzi debbano andare a scuola in presenza, per tutto quello che sappiamo. I piccoli non possono stare da soli a casa con i genitori che lavorano perciò o hanno mamme casalinghe oppure genitori che sperano nello smartworking.

A questo proposito, in questi giorni gira uno slogan urlato da donne e mamme: ”Giù le mani dalla scuola!”. Un esempio:

https://www.facebook.com/thepozzolisfamily/videos/260749488948824/

Ecco la bravissima Alice della “Pozzolis Family”.

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Posted by Facebook on Friday, December 5, 2014

I miei quattro figli, oggi ancora un paio adolescenti, certamente, poveracci, sono amputati, ma non dalle relazioni perché le relazioni dei ragazzi di oggi viaggiano per lo più  per via telematica e gli adolescenti dell’altro ieri questo potente mezzo di comunicazione non lo avevano. Gli adolescenti, oggi, sono amputati nelle relazioni familiari, nel senso del dovere e, soprattutto, sono amputati nell’ obbedire ad un’autorità superiore perché la scuola, prima palestra del mondo, troppo invasa da genitori iperprotettivi e giudicanti l’autorità, diventa sempre più meritocratica e d’élite.

Loro, i figli, sguazzano perché nelle incrinature si infilano abilissimi e prepotenti ed affermano, cercando di essere riconosciuti, quella finta libertà che viene proposta, impacchettata, da slogan non adatti ad una relazione sana tra genitori e figli, come il rispetto della privacy. Di chi? Mia? Che non posso guardare un film in santa pace perché quattro smatphone, pc, tablet si contendono Netflix o Prime Video? Meno male che sono nata negli anni Settanta e so leggere e scrivere! Meno male che a scuola, al Liceo Classico “Massimo d’Azeglio,” studiavo il MS-Dos e meno male che la mia generazione, la generazione X, tanto siamo strampalati ed indefinibili, ha inventato Internet.

Dall’altra parte, penso che i nostri figli, oggi, siano soli più che mai e non perché sono in casa, io sono stata in casa per quasi venti anni(!), sono soli perché non abbiamo insegnato loro ad usare gli strumenti veloci di comunicazione. Non li abbiamo protetti? Non credo: ho lottato, ma i miei figli con tutta la fatica che solo chi fa figli dopo il 2000 conosce, non hanno avuto cellulari, smartphone o tablet se non con la Terza Media e sono stata costretta dagli eventi, perché volevo arrivare all’inizio del liceo. Stando in casa i miei figli recuperano relazioni umane! Tra noi, con me, con i loro pensieri. Perché i telefonini continuo a levarglieli ad orario, anche se sempre meno andando avanti con la loro età e con il loro allontanamento post bomba atomica ormonale, e spero che non mettano troppo in pericolo i loro cervelli e le loro coscienze.

Vorrei però sottolineare che tutti coloro che ho conosciuto che erano diversi, originali e stimolanti avevano potuto o dovuto cominciare a fare errori senza essere giudicati, ma accompagnati nella revisione e nella cura delle loro ferite.

LA RICETTA del mio POLLO ARROSTO:

Se è del contadino, occhio ai bulbi delle piume da abbrustolire con la fiamma del gas, accendino, fiamma ossidrica da cucina, oppure sfilare con le pinzette da ciglia; se è del supermercato, sarà perfettamente liscio.

Strofinare la pelle con un fetta di limone e metterlo in una teglia di almeno 5 cm di lato, con le cosce in alto.

Infilare nella pancia senza interiora sale, rosmarino, salvia e un limone ben lavato intero, se piace il sapore, potete bucherellarlo con una forchetta; salare un po’ sotto ali e cosce.

In forno a 200-210° per 30-40 minuti; poi abbassare a 180° per un’ora se il pollo è del contadino, altrimenti dimezzate i tempi.

Tagliate il pollo alla base di cosce ed ali, poi in due il petto, e in due la schiena, se la carne è ancora rosa e molto umida perché i polli ruspanti sono grandi e sodi, potete rimetterlo in forno a 200° per 15 minuti.

Buona Domenica pomeriggio.


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